
Che dire? La nazionale ha perso, la Spagna ha vinto e gli italiani si possono esercitare nello sport che preferiscono: il tiro all'allenatore. E che cosa si fa quando le cose vanno male nella vita? Si ritorna sotto le ali del vecchio padre autorevole (Lippi). Sembra proprio che questo paese non riesca a dare fiducia a qualcuno in qualsiasi ruolo di responsabilità se non ha almeno settant'anni.
Effettivamente il gioco dell'Italia è stato raramente entusiasmante (forse una quindicina di minuti contro la Francia), ma è anche vero che – almeno io, ma chiedo conferma al Matte, che si è visto anche le amichevoli preparatorie su satellite – non ho visto grandissime squadre: anche l'Olanda, sicuramente la più frizzante, ha perso contro quegli scarponi ben piazzati in campo dei russi. La Germania non dispiace anche se non è niente di speciale, e forse se la giocherà in finale contro gli iberici, che sul campo hanno meritato più di noi. Qualcuno ha detto una volta che ai rigori vince chi ha più fame (di vittoria): anch'io penso sia così, con buona pace di chi parla di lotteria. La Spagna aveva più fame rispetto agli (in fondo) appagati italiani. Che questo rispecchi in qualche modo anche le differenti situazioni sociali, politiche e psicologiche dei due paesi?
Comunque, bando alle ciance calcistiche, su cui spero continueranno ad esercitarsi nei commenti i miei più esperti compagni di classe (i quali – sia detto tra parentesi – si lamentano che su questo blog si parla troppo di politica, ma poi non hanno mai un cazzo da dire sul resto del mondo).
In realtà come si evince dal titolo questo post ha la funzione di attirare l'attenzione sulla prossima (improrogabile!) data della cena di classe. Visto che c'è tempo per organizzarsi, disdire pseudo-impegni lavorativi, prenotare baby e cat sitter, inventare scuse per mogli (mariti) e amanti, chi non ci sarà peste lo colga!
(Figuratamente, si intende).