martedì 30 settembre 2008

Gli indubbi vantaggi dell'asinocrazia


Scusate, a costo di essere pedante, ma questo non posso evitare di metterlo. Franco Berardi, detto "Bifo", può anche non piacere alle volte, ma quando azzecca la nota giusta, va giù alla grande. Questa è una di quelle occasioni.


Gli insegnanti italiani scioperano, scendono in piazza. Ma si può mai sapere per quali ragioni si agitano? Cos'è che non va bene a questi incontentabili fannulloni che prendono uno stipendio sia pure microscopico per un lavoro inutile anzi forse dannoso? Il Ministro Gelmini riduce un po' gli organici, licenzia ottantamila maestri, sbatte fuori dalle loro classi qualche decina di migliaia di professori, costringe i presidi a fare delle classi con trentaquattro allievi, porta via soldi alla scuola pubblica e finanzia le scuole per asini devoti. Ma queste iniziative sono finalizzate al bene del buon popolo italiano, come si fa a non capirlo?
Si deve studiare di meno, questo è il santo principio. Meno professori meno maestri meno ore di scuole, meno giorni meno anni anzi se fosse possibile l'ideale sarebbe che il buon popolo italiano non fosse più costretto ad imparare quelle storie terribili che i marxisti atei pederasti insistono a volergli raccontare: le guerre, gli olocausti, la trigonometria, l'evoluzione della specie e perfino l'antropologia culturale. Che bisogno c'è mai di rovinar l'umore dei nostri adolescenti con lo studio di tutte quelle disgrazie che rischiano di insinuare soltanto dubbi malefici? Non basta imparare il mestiere? non basta quel che ogni sera dice il professor Bruno Vespa? Per essere buone madri, buoni padri e buoni lavoratori non c'è nessun bisogno di tormentarsi il cervello con tutte quelle teorie che inquinano lo spirito.
Del resto, siamo realistici. Un filosofo inglese di certo comunista di nome Francesco Bacone disse un giorno una frase blasfema che ha poi traviato molte generazioni: conoscenza è potere. Così disse quell'ateo.
Ora però, con l'aiuto d'Iddio abbiamo capito che le cose non stanno così. Se volete il potere sarà meglio essere asini.
Prendete quel Barack Obama che (Dio ce ne scampi e liberi) rischia di diventare il Presidente degli Stati Uniti. Certo quel giovinotto parla un inglese raffinato ed elegante, ha studiato nelle università migliori e si è sempre mostrato perfettamente preparato in politica estera, in economia ed in materia di diritti umani. Ma non è forse questa una prova del tutto inconfutabile del fatto che egli è diverso dall'enorme maggioranza dei buoni americani? Non è forse questa una prova del fatto che probabilmente è proprio lui l'Anticristo, il papa nero, addirittura forse islamico o forse ebreo?
Studi recenti dimostrano che proprio per quell'intollerabile pretesa di essere una persona colta e preparata, sta diventando antipatico alla maggioranza degli americani che invece, sembra, adorano quella signora che ammazza quadrupedi con un fucile a pallettoni e non sa proprio niente né della storia né della geografia, per non dire del resto. Non è forse così che ci vuole il Signore Santissimo? Non disse forse il figlio dell'uomo: Beati i poveri di spirito, perché loro sarà il Regno dei Cieli?
Asini. Così dobbiamo essere. Questa è la nuova moda che si è diffusa nel mondo da quando un ex alcolista ex disertore convertito ha vinto le elezioni del paese più importante del mondo convinto che i Talibani fossero un gruppo rock, e ignorando chi era il presidente del Pakistan.
I risultati si vedono, dobbiamo riconoscerlo. Otto anni fa l'America era la più grande potenza militare di tutti i tempi, poi ha perduto una guerra dopo l'altra, e tutti quei fetenti di russi, coreani, iraniani e venezuelani gli fanno le pernacchie, incuranti delle minacce dell'asino presidente. Otto anni fa l'America era la più grande potenza finanziaria del mondo, e adesso deve girare con il piattino a chiedere l'elemosina perché le sue banche d'investimento sono fallite l'una dopo l'altra, e milioni di americani poveracci (che magari avevano votato per il candidato asino) hanno perso la casa e dormono sul marciapiede. Otto anni fa l'America era un paese discutibile ma rispettato. Adesso nessuno al mondo vorrebbe assomigliare a quel popolo di ignoranti che si è scelto un asino come presidente.
Ma questo a Mariastella non gliel'ha detto nessuno. La devota Gelmini non vuole sentire ragioni, il suo unico faro è quel signore di Arcore che da trent'anni, ogni sera ogni mattina ed ogni pomeriggio ci rifornisce il cervello di una sostanza sottile che ci aiuta a non sentirci soli, ed a ragliare insieme tutti quanti all'unisono.

(Franco Berardi Bifo da "Liberazione" del 30/9/08)

Il nostro caro angelo

Scritta in un periodo in cui la gioventù pensava ancora agli ideali, "il nostro caro angelo" faceva probabilmente riferimento a chi da destra non accettava di adeguarsi agli ideali dilaganti dell'intellettualismo di sinistra; mai come per questo brano si richiede di fare lo sforzo di astrarre il suo testo dal contesto del periodo in cui è stato scritto, per potere così godere del suo messaggio generale, per potere così apprezzare il suo meraviglioso e profondo anelito di libertà; venendo al dunque sento questo testo estremamente vicino al sentimento di chi da sinistra si vede addirittura escluso dai dibattiti parlamentari, e non domo continua a fare politica o a seguirne l'andamento, con passione e convinzione, cercando ancora i bagliori di un ormai lontano idealismo.



La fossa del leone
è ancora realtà
uscirne è impossibile per noi
è uno slogan, falsità
Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
lui dorme nei cespugli sotto gli alberi
ma schiavo non sarà mai
Gli specchi per le allodole
inutilmente a terra balenano ormai
come prostitute che nella notte vendono
un gaio cesto d'amore che amor non è mai
Paura e alienazione
e non quello che dici tu
le rughe han troppi secoli oramai
truccarle non si può più
Il nostro caro angelo
è giovane lo sai
le reti il volo aperto gli precludono
ma non rinuncia mai
Le cattedrali oscurano
le bianche ali, bianche non sembran più
ma le nostre aspirazioni il buio filtrano
raggianti luminose gli additano il blu



(Lucio Battisti, 1973)


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lunedì 29 settembre 2008

Lo spaccone


Di parole e dichiarazioni Paul Newman ne ha sempre fatte poche. Schivo e riservato, taciturno e riflessivo, il divo dagli occhi di ghiaccio ha però sempre distillato riflessioni coscienziose sul suo ruolo sociale d'attore e di icona dello spettacolo. Un Newman condensato in poche righe: "democratico" atipico, osservatore politico, filantropo generoso.

Il mestiere dell'attore
«Ecco una cosa che mi spiace del mestiere dell'attore: il guadagno eccessivo. Non è colpa dell'attore, d'accordo, non si può cambiare la legge irrevocabile della domanda e dell'offerta: però non è giusto lo stesso. Esiste una tal sproporzione tra la posizione di privilegio di cui gode nella società moderna un attore e la posizione di inferiorità in cui si trovano altre categorie».

La famiglia
«La mia famiglia è un santuario e nessuno è mai entrato in quel santuario. So che alcuni la sfruttano, la propria famiglia, per pubblicità. Io non ho nessun obbligo di farmi pubblicità. Solo di recitare meglio che posso. Tutto il resto è inutile: come lasciare le impronte delle mani e dei piedi sul marciapiede del Chinese Theatre di Hollywood».

Politica e occhi azzurri
«Un attore non ha forse diritto di dire la sua, di inserirsi nella vita politica del proprio paese? Essere attori toglie forse la cittadinanza a una persona? Ah! Tu non sei che un maleinformato, un isterico, hai gli occhi celesti e non leggi, cosa ne sai? Cosa vuoi saperne? Di cosa t'impicci?».

Popolarità e politica
«Me ne frego della popolarità. Il compito di un attore non è quello di custodire la sua popolarità, è quello di usare la sua popolarità per una causa giusta, muoversi, fare qualcosa. Io disprezzo chi non fa nulla e, se la maggioranza non fa nulla, non è detto che stia con la maggioranza; se le leggi diventano opprimenti, non significa che si debbano accettare le leggi».

Gli Oscar 1
«Si sa bene come funzionano i premi, sia ai festival che agli Academy Awards: più che un attore si premia una casa produttrice, un paese; più che un'onesta valutazione si fa un gioco politico, di convenienza».

Gli Oscar 2
«Mi piace ricevere Nomination, ma non credo che la mia vita sarebbe incompleta se non vincessi un Oscar. Certo sarebbe bello collezionare sessantanove nomination e un bel giorno, malfermo e traballante, deformato dall'artrite, vincerne uno».

Sulla sua fondazione umanitaria
«Io sono stato molto fortunato ed ora cerco di mettere la mia fortuna al servizio di chi ne ha avuta meno. Non ho fatto un grande salto né una cosa così straordinaria. E poi i bambini hanno più tempo davanti a loro, quindi maggiori possibilità di guarigione. Poi c'è un'altra cosa: gli adulti comprendono la malattia, i piccoli no. Nella struttura sul Giordano stanno assieme bimbi israeliani e palestinesi. Ogni volta che vado là penso quanto di buono si potrebbe fare se gli adulti riuscissero a tornare un po' bambini».
(stralci tratti da: L'Europeo n.8 - 2008; la Repubblica - maggio 2006; "Paul Newman" di Lawrence J. Quirk,Gremese editore)

(Davide Turrini da "Liberazione", 28/9/2008)

venerdì 26 settembre 2008

Apples Ranch


Cari amici vicini e lontani, tanto per distogliere il discorso dalla pericolosa deriva onanistica che aveva preso ultimamente (mea culpa, lo ammetto), mando questo foto della graziosa casetta dove andrò a vivere a partire da mercoledi prossimo. Il resto della famiglia arriverà venerdì, accordi sindacali dell'Alitalia permettendo. La casa si trova a due passi dal campus (separata da un boschetto) e rappresenta quindi l'ideale per chi, come me, non si rassegna all'idea di andare a lavorare in macchina come fanno il 99,99% degli americani (lo 0,01 vive direttamente in ufficio). Saremo dunque liberi di utilizzare l'ormai mitico SUV per i minuti piaceri, oltre che ovviamente per accompagnare la bimba a scuola e fare la spesa. A proposito del mitico devo comunque aggiungere che è una vera goduria riempire tre quarti di serbatoio con $30 (20,5 Euri, ad un cambio pessimista). Tutto ciò nonostante l'attuale prezzo del petriolio alle stelle! Figuriamoci qualche anno fa. Questo è uno dei motivi non secondari per cui gli americani sono stati abituati pure ad andare a pisciare con la macchina.
Come diceva Mario Marenco negli anni 70: Waldheim!

martedì 23 settembre 2008

Vintage seg

martedì 16 settembre 2008

Summer Vacation


Studentesse universitarie statunitensi in vacanza in Florida durante la pausa estiva.

venerdì 12 settembre 2008

da CapaRezza, "Le Dimensioni Del Mio Caos" (2008)

Penso a Vincenzo lontano dalle sue Terre e mi viene subito in mente questo brano semplice, diretto, divertente, melodico, ballabile, autentico, forte e denso come un succo di pomodoro versato sulla scena di un film di Mafia...
ma ora torno al Rock.


Vieni a ballare in Puglia

I delfini vanno a ballare sulle spiagge. Gli elefanti vanno a ballare in cimiteri sconosciuti.
Le nuvole vanno a ballare all'orizzonte. I treni vanno a ballare nei musei a pagamento.
E tu dove vai a ballare?

RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia.
Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perchè può capitare che si stacchi e venga giù.

Hey turista so che tu resti in questo posto italico. Attento! Tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio.
Mare adriatico e Jonio, vuoi respirare lo iodio ma qui nel golfo c'è puzza di zolfo, che sta arrivando il demonio.
Abbronzatura da paura con la diossina dell'ILVA. Qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa.
Nella zona spacciano la morìa più buona. C'è chi ha fumato veleni all'ENI, chi ha lavorato ed è andato in coma. Fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese.
Turista tu balli e canti, io conto i defunti di questo paese. Dove quei furbi che fanno le imprese, non badano a spese, pensano che il protocollo di Kyoto sia un film erotico giapponese.

RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più.
Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia.
Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù.

E' vero, qui si fa festa, ma la gente è depressa e scarica. Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica. Tra un palo che cade ed un tubo che scoppia in quella bolgia si accoppa chi sgobba e chi non sgobba si compra la roba e si sfonda finché non ingombra la tomba.
Vieni a ballare compare nei campi di pomodori dove la mafia schiavizza i lavoratori, e se ti ribelli vai fuori. Rumeni ammassati nei bugigattoli come pelati nei barattoli. Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli.
Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d'essere figli di emigrati. Mortificati, non ti rovineremo la gita.
Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vita.

RIT: Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia. Tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più.
Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia Puglia Puglia dove ti aspetta il boia boia boia.
Agli angoli delle strade spade più di re Artù, si apre la voragine e vai dritto a Belzebù.

O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via e subito penso che potrei morire senza te.
E subito penso che potrei morire anche con te.




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lunedì 8 settembre 2008

Colpi bassi nella campagna elettorale ameriana


SCANDALOSO! Riportati alla luce gli scheletri dell'armadio repubbliano! Mecchein in crisi, Obama se la ride alla grande: "l'avevo detto io che con quella ghigna a culo Rega un' poteva esse un vero ameriano!"

sabato 6 settembre 2008

The Great Escape


Non so cosa è stato: la solitudine, la megalomania, il fascino dell'American Dream, semplice consumismo. Sta di fatto che l'ho fatto: mi sono comprato il SUV!
Ieri grazie alla disponibilità di una collega che mi ha accompagnato, ho visitato due concessionari locali che vendevano sia auto nuove che usate. Presso il primo (concessionario Toyota) mi è subito apparso di fronte un venditore che per stazza e abbigliamento poteva benissimo essere il tipico agente dell'FBI dei telefilm americani, dopo aver sentito che il mio range di spesa era sui $5000 non ha riso solo perché era perfettamente consapevole del suo ruolo e mi ha detto che sotto i $10000 avevano solo questo: la Ford Escape XLT, annata duemilauno - macchina che deve il suo nome al celebre film "La grande fuga", con Steve MacQueen. Con la mia collega Nancy affianco e l'agente dell'FBI dietro sono andato a fare un girino di prova, evitando grosse figure di merda, che possono capitare se si passa bruscamente al cambio automatico. La bestia mi è subito apparsa docile: inchiodata sulla strada, facile da guidare grazie alle dimensioni contenute (si tratta di un mini SUV, come potete vedere), solo un pochino ritardata in frenata. La potenza si è sentita subito, anche nel breve giretto a 35mph al massimo, grazie ai sei cilindri e 3000cc.
Sono sceso e un po' frastornato mi sono seduto alla scrivania di Ted (non mi ricordo se si chiamasse veramente così, ma è uguale), il quale ha fatto due conti e ha sparato: $10300 "out of the door" (il nostro "chiavi in mano"). Capite che mi è sembrata una cifra stratosferica, inesistente sul mio conto in banca locale e decisamente fuori della mia portata.
Io e Nancy ci congediamo e passiamo a visitare il secondo concessionario, poco distante in linea d'aria. Qui ci accoglie un chiavicone dalla chiara ascendenza italoamericana (tal Ambrosino, che da me sollecitato si è dichiarato "napulitano"), il quale ci ha avvolto nella sua tipica eloquenza da venditore di macchine usate americano (come Nancy mi ha fatto osservare) e dopo avermi riso in faccia alla dichiarazione del mio badget disponibile, si è speso in lodi sperticate di una vecchia Mustang verde ramarro del 1998, declamata come auto dell'anno (quale?).
A questo punto ce ne siamo andati con la coda tra le gambe. Nancy doveva andare a prendere il figlio alla partita di "soccer", io senza il suo passaggio in macchina non potevo fare più niente, e allora mi sono fatto accompagnare a casa.
Tornato tra le mura domestiche, la mia sottile sensazione di sconforto era attenuata ancora dall'ebrezza provata al volante di quella macchina considerata finora irraggiungibile.
Ho passato buona parte della serata a leggere tutte le prove di guida disponibili su internet, che riguardavano la Escape e mi sono studiato tutte le valutazioni dell'usato dall'Arizona al Wyoming, per capire se Ted mi aveva preso per il culo o meno.
Ho notato che, considerato le miglia percorse (54000) e l'anno di immatricolazione (2001), forse la potevo spuntare anche un po' più a buon mercato. Il mio conto in banca mi ha dato subito le dimensioni possibili dell'azzardo: $9300, cent più cent meno.
La notte è stata agitata, come si conviene prima delle grandi occasioni, e stamattina, dopo aver ingurgitato due etti di corn flakes e cappuccino in polvere per farmi forza, ho chiamato la concessionaria: "I would like to make a offer for the Ford Escape I tried yesterday: $8000...". "Ok, we will call you back". Dopo pochi minuti, mi arriva la controproposta: $8850, "out of the door" (New Jersey taxes incluse). Non ho saputo rifiutare.
Tempo quaranta minuti, e Ted mi aspettava fuori la porta di casa, per portarmi al concessionario per sbrigare tutte le formalità. Alle due di pomeriggio sono salito sulla macchina con le chiavi in mano, la targa provvisoria, una settimana di assicurazione gratuita e un buono di trenta dollari di benzina da spendere presso il primo distributore.
Ho ululato più volte di gioia durante il tragitto, al volante del primo SUV (ancorché mini) della mia vita: i passanti erano presi dalla tempesta tropicale per notare un bischero che saltellava sul sedile.
Non pago di tutto ciò, ormai in preda a delirio adrenalico puro, sono entrato nel più vicino supermarket dell'elettronica e mi sono comprato pure il navigatore satellitare! (Tomtom tipo base, senza la voce che ti legge il nome delle strade, per modici $149=Euri 105).
In finale faccio solo due considerazioni. Una di natura più generale: in America la cittadinanza è veramente fondata sull'automobile. Senza è inutile avere il passaporto, il social security number, l'assicurazione sanitaria. Se non si ha la fortuna di vivere in una grande città, dove ci sono un minimo di mezzi pubblici, nella provincia si è perduti. Senza auto non puoi fare la spesa, non puoi andare dal medico, non puoi andare a trovare i tuoi amici. Sei tagliato fuori dalla vita sociale.
La seconda considerazione, di natura più strettamente personale, è che i dieci giorni che mi separano dalla prossima busta paga (qui bisettimanale, per incentivare il consumo, ovviamente!) non saranno facili, se considerate che con il rimanente del mio conto in banca devo pagare anche l'affitto della stanza dove risiedo. Ma come hanno detto una serie di persone, forse non proprio tutte raccomandabili: "memento audere semper"! (Soprattutto fintanto che non c'è mia moglie).
Un abbraccio e alla prossima.

Oops..!


Sorry, mi sono sbagliato: la tropical storm è arrivata eccome!

Tropical Storm Hanna


Sono arrivate du' gocce d'acqua e un po' di ventarello... ben fatto, Captain Volpe!

The University Police have been monitoring Tropical Storm Hanna along with the NJ State Police Office of Emergency Management, the Monmouth County Office of Emergency Management and the Monmouth University Rapid Response Institute. At this time the storm is expected to move into the area on Friday evening and continuing into Saturday. Heavy rain and winds up to 40 to 60 MPH are expected.



In preparation for the storm, all members of the University are being requested to check the windows of their classrooms, offices and Residential Life Halls to make sure that their windows close and seal properly. If they are defective in any way, please submit a work order to get them fixed as soon as possible. Employees are also reminded to close all windows prior to leaving their buildings on Friday.



Any member of the campus community who might have a special need that would have to be accommodated if the electricity goes out, or there is minor flooding, should immediately contact the Police Department so that preparations can be made to assist. Please call 732-571-3472 to supply this information.



The Monmouth University CERT Team has been placed on standby. Any member of the CERT Team who is unable to respond to the University this weekend is requested to contact Captain Dean Volpe.



The University Police will keep the campus community updated as to the progress of the storm and we thank everyone for their cooperation.



William McElrath

Chief of Police

martedì 2 settembre 2008

Primo giorno di lavoro


Non tutti sanno che il 2 settembre in America è il Labour Day, quindi non si lavora e – chi può – va a fare probabilmente una delle ultime giornate a mare della stagione. Io infatti ieri, grazie all'invito di alcuni amici che mi hanno portato sulla bellissima spiaggia di Fire Island (www.fireisland.com), "ho preso più sole di un pannello" (Santochi 1987).
Oggi dunque è stato il mio primo giorno di lavoro. Gli studenti sono più gentili, carini(e), in osservanza dell'aureo principio censitario americano: retta più alta all'università, migliore (in termini di educazione e cultura generale) la qualità dei frequentanti. Ovviamente anche da un punto di vista estetico "class matters": vestiti, pettinature, l'abbronzature, dentature, sorrisi. Tutto si trova su di un piano superiore, come quando si affitta una macchina da 50 o da 500 dollari.
Il primo giorno è stato decisamente positivo, complice anche la giornata di sole limpidissima. Qui se possibile ci sono ancora più italoamericani che dove ero prima (Wayne), non tanto tra gli studenti, ma tra il personale docente e non docente. C'è persino una professoressa Mele di criminologia, che mi ha scritto perché vuole incontrarmi! Credo che per rompere il ghiaccio le farò osservare che se volesse (ri)sposarmi, non dovrebbe neppure fare la fatica di cambiare il cognome.
L'ambiente è dunque piacevole: fiori, colleghi di buonumore, visi abbronzati. Il campus talvolta mi ricorda persino un campo da golf, con le macchinine elettriche bianche in su e giù. Tutto sembra invitare al buonumore, che fa da barriera ai momenti di solitudine.
Vi terrò aggiornati.
Un abbraccio.