venerdì 31 ottobre 2008

Tremonti, Gelmini e i loro casini .



La legge di bilancio 133 "Tremonti"
, approvata in Agosto a colpi di fiducia, contiene misure in grado di decretare la morte dell'università pubblica.
Questo provvedimento colpisce il mondo universitario in tre modi:
-- con il taglio progressivo - circa 1 miliardo e mezzo in cinque anni - del Fondo di Finanziamento Ordinario, il denaro erogato annualmente dallo stato alle università, un fondo già assottigliato dalla legge 126, quella che ha tolto l'ICI sulla prima casa;
-- con la riduzione del turn over del personale, sia docente che tecnico-amministrativo, in ragione di una sola riassunzione per ogni cinque pensionamenti;
-- con la possibilità, praticamente obbligata, per le Università di trasformarsi in fondazioni, cioè di trasformarsi da strutture pubbliche in enti privati, ai quali verranno destinati i loro beni.
E tutto questo in un paese che dedica solo lo 0,9% del prodotto interno lordo all'università, una quota molto inferiore alla gran parte degli altri paesi europei.
Questi provvedimenti comporteranno una diminuzione del personale delle università, un progressivo ulteriore invecchiamento del personale docente con un peggioramento della didattica e della ricerca, la possibilità per le università, una volta diventati enti privati, di vendere i beni immobili (non più pubblici) per fare cassa, quella di aumentare le tasse universitarie. Per non parlare poi del conseguente impoverimento culturale che tutto questo comporterebbe.
In definitiva una radicale trasformazione dell'università pubblica, che tornerebbe ad essere appannaggio di pochi, di chi se la potrà permettere.

A questo si aggiunge il decreto Gelmini, convertito in legge il 29 ottobre, che peggiora sostanzialmente un segmento dell'istruzione che attualmente funziona bene, quello della scuola primaria: si ripristina il maestro unico per gli alunni delle elementari cui vengono affidati più bambini per classe, riducendo o eliminando del tutto il tempo pieno. A questo va aggiunto il licenziamento (in 3 anni) di 87 mila insegnanti e di 44 mila impiegati. Non ci saranno più insegnanti di sostegno per i bambini che ne hanno bisogno, mentre i maestri che rimarranno si troveranno a svolgere il loro lavoro di grande responsabilità con maggiori difficoltà.

La motivazione del "non ci sono più soldi" sono una patetica scusa: i governi hanno sempre trovato i soldi da dedicare alle spese militari o per sostenere le banche finite in bancarotta a causa delle loro stesse speculazioni. E per quanto giovane, questo movimento di persone che si oppongono alla privatizzazione della formazione pubblica ha capito la forte correlazione che lo lega al quadro più globale: noi la crisi non la paghiamo, uno slogan si è diffuso apparendo negli striscioni e nei cori in tutta italia.

La convergenza di questo genere di provvedimenti appare chiara e strategica: colpire il sistema di formazione pubblica perchè i nuovi giovani siano più ignoranti, d'altra parte un popolo meno istruito si governa più facilmente.



...da http://toscana.indymedia.org

giovedì 30 ottobre 2008

La scuola degli anni '50


Caro Cristiano, hai ragione: effettivamente la risposta che ti è stata data (se te ne è stata data alcuna) è piuttosto sbrigativa. Io credo che il tema "soldi", ovvero costi rappresentati dalla scuola come dal resto dei servizi sia un tema centrale. Come lo sia quello di restituire autorità alla scuola, anche attraverso i grembiulini (che io non disprezzo affatto). Il problema è che qui apertamente si vuole risparmiare e tagliare, travestendo il tutto da ritorno al buon tempo antico. Bada bene, questa è una tendenza che è vecchia quanto l'uomo stesso: quando ci si trova ad affrontare un presente che è arido e nemico, la mente e il cuore vanno sempre verso "l'eterno ieri", in cui le cose andavano meglio. Anche con questa tendenza non sono affatto in contrasto: a me gli occhi diventano sempre lucidi di fronte a qualsiasi frammento dell'Italia in "bianco e nero", così come ci viene, ad esempio, presentata dalla grande commedia all'italiana. E so che condividi questa passione con me.
Ma credo che il punto adesso sia un altro. Siamo veramente al "Mulino Bianco" neoliberista: nel senso che si accosta un banale taglio di bilancio, ispirato alla filosofia economica (il neoliberismo monetarista) che si è inabissata nelle recenti vicende di Wall Street, (io credo definitivamente, leggere un popolare magazine economico americano per credere: http://www.businessweek.com/magazine/toc/08_43/B4105magazine.htm)
alla foto in bianco e nero della buona scuola di una volta. Il ministro Gelmini in un momento di delirio di onnipotenza (ebrezza alcolica?) si è addirittura paragonata ad Obama! Proprio quando Michelle Obama, moglie del futuro (lo dico con i codiddetti in mano) presidente degli Stati Uniti esordiva ad ogni comizio (dico: ogni) dicendo: "io non sarei stata qui senza la scuola pubblica che c'era all'angolo della periferia di Chicago dove la mia famiglia viveva!". Un punto fondamentale della campagna presidenziale qui è la consapevolezza che il modello disimpegno dello Stato nell'istruzione è clamorosamente fallito.
Quanto avviene adesso in Italia è a mio avviso è inaccettabile. E lo era anche per quelli che vivevano prima del mitico '64 che tu affermi essere uno spartiacque nella storia (della decadenza) dell'educazione italiana: per questo voglio riportare qui (rischiando di farla troppo lunga, lo so) una testimonianza di Pietro Calamandrei, professore e politico antifascista del Partito d'Azione, pronunciata al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), a Roma, l'11 febbraio 1950.


Pietro Calamandrei
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

attendo risposta! ma un po' più articolata.

mi pare non sia stato afferrato il concetto di fondo: ho detto abbasso i tagli alla ricerca! viva i grembiulini etc..! ma se non si è tranquilli con un maestro solo se ne può tranquillamente mettere uno per scolaro, si possono fare corsi ad personam, si possono creare laboratori, iniziative, gite, forum, campi scuola, strutture sportive, ma... con i soldi di chi?
1) il paragone tra la vecchia scuola e la vecchia vita regge se si continua la proporzione.
se è vero che i grembiulini stanno alla famiglia del mulino bianco, a cosa stanno le autogestioni-occupazioni fatte ogni anno? a cosa stanno le proteste (per altro rimaste sulle intenzioni) studentesche?
2) mi si dice: attento 20 anni di tv berlusconiana ti rincoglioniscono, ti azzerano la coscienza! io la tv la guardo poco in generale, la fininvest praticamente mai. ma condivido il monito, che però rivolgo anche a voi
3) il nodo centrale è che si continua a pensare all'italia come al paese che si vorrebbe. non a quello che è. si fa affidamento sulla nostra presunta civiltà, manco fossimo la svezia, mentre nel frattempo siamo stati sorpassati dalla spagna e raggiunti da qualcun altro.
ragazzi, stiamo ai fatti.
è giusto preoccuparsi del posto di lavoro di un precario, di un ricercatore, di un maestro ma è ancora più giusto preoccuparsi del tutto.
e siccome, la classe politica (ma direi purtroppo anche la gente) da un po' di tempo a questa parte si preoccupa di questioni micro e tralascia le macro, non vorrei che tra un po' di tempo tutte queste discussioni risultassero sterili di fronte al problema più serio. quello economico generale.
anche il fatto che da giorni si parli di questo (concedetemelo) "problemone" e si tralasci la solita questione macro (soldi pochi) è un effetto della tv berlusconiana.
comunque è giusto che ognuno la pensi come vuole.
a me dispiace solo questo: passano i giorni e la mia bandiera perde i colori. non vorrei diventasse tutta bianca. sarebbe la resa. per l'italia e per me.

mercoledì 29 ottobre 2008

attendo risposta!

neanche io, come il matte, ho letto la riforma gelmini. neanche io, come il matte, ho l'acume per capirla. voglio però dire un paio di cose che faranno arrabbiare tutto il resto del popolo di questo blog (vince e nassi).
a parte la legge 133 quella del taglio alla ricerca universitaria (chiunque direbbe che ciò è male) la leggina della gelmini (riferita alle scuole elementari) mi sembra invece un bene.
il maestro unico, il grembiule, il voto numerico, il voto in condotta sono tutte cose che io reputo sane. lasciamo stare che dette da una fazione di partito opposta al governo possano apparire in questo modo: qui vogliono istituire dei nuovi balilla! vogliono omologare le coscienze! la prossima volta reintrodurranno l'olio di ricino!
no, cari amici, sono balle.
come del resto sono balle gli esercizi iperbolici dei partiti di governo per dare una giustificazione sociale a detti provvedimenti, quando l'unica, scontata, reale necessità (e qui starebbe la giustificazione) è quella di recuperare denari.
io penso questo:
in italia, dal 1964 in avanti (non sto a dire per colpa di chi) viviamo una pesante crisi di deficit per il debito pubblico. questo ha portato poi una serie di danni, rimedi, danni, rimedi-truffa, danni grossi, alleati di politica internazionale ambigui, terrorismo, stragi di stato, servizi segreti deviati, coscienza politica zero, orgoglio in campo internazionale zero, retrocessione economica, politica sociale a zero lire, costi grossi, interessi grossi, crescita rasoterra, riforme poche, non si fa il nucleare (ah craxi), si compra l'energia sempre dai soliti che ce la fanno pagare cara (ah mattei), non si contravviene ad un patto internazionale ma semplicemente ci si allea con tutte e due le parti, e si crede di essere i più furbi, i più belli, i più bravi....
in italia, dal 1964 non c'è stato ancora un politico che ha detto queste parole: ragazzi, andiamo male. questo debito pubblico cresce. che facciamo? aumentiamo le tasse o tagliamo i servizi? noi vorremmo fare ciò che abbiamo sempre fatto, ovvero mettere le mani nelle tasche degli italiani (chiaramente quelli che non recriminano, le famiglie, i pensionati, i dipendenti, i piccoli professionisti) e al contempo tagliare anche i servizi (sempre a quelli di sopra).
d'altra parte, lo sapete, siamo dei vigliacchi. a capo di un paese di vigliacchi.
no, no.. scusate, questo non si può dire. allora ragazzi, lo sapete che facciamo? facciamo una proroga, un condono, una sanatoria, un referendum e quei soldi che ci dovete ce li date a rate con comodo. quelle tasse promesse le lasciamo in mano a quelli che verranno, tanto non finiamo la legislatura e poi diamo la colpa a loro. la scuola d'altronde è dovuta, anche la salute, la pensione, il pallone e la televisione sono dovute. non possiamo mica fare la figura della spagna, del portogallo, della grecia o dell'irlanda. noi siamo una potenza economica, culturale, industriale...
compagni (nel senso del liceo) io non voglio una scuola di balilla, perchè, chiarisco subito il concetto, mi vergognerei di essere italiano.
non voglio neppure la scuola di oggi per non dover ammettere la stessa cosa tra qualche anno.
io credo, come montanelli, che un paese si faccia soprattutto a scuola e quello del 1964 (e non del 1934!) era assai migliore di questo.
in tutti i sensi.
e se non ci credete riguardatevi il film.
su rai tre in tarda serata qualche volta lo ridanno.
ciao da cecconetzer

lunedì 27 ottobre 2008

Lorenzo


Stanotte ho fatto un sogno. Ero in locale tipo pub, di atmosfere vagamente latino americane, seduto ad un tavolo. Ad un certo punto scorgo Lorenzo Pacciardi tra le persone presenti, insieme ad un gruppo di suoi amici. Mi alzo, chiamo Marco Riccetti e Iana Da Prato i quali erano in un tavolo vicino al mio e insieme a loro vado a salutarlo. Lui – che mi appare un po' appesantito, per la verità – si distoglie per un attimo dalle persone con cui stava conversando e mi guarda per un attimo, dicendo di non ricordarsi di me. Sconsolato, torno insieme a Iana e Marco verso il mio tavolo. Ci rimango malissimo e mi sveglio.
Ispirato da questo sogno delirante (come tutti i sogni che si rispettano), oggi ho invitato Lorenzo a partecipare a questo Blog. Speriamo di avere presto sue notizie.
Un abbraccio a todos.

sabato 25 ottobre 2008




Solo raramente, in pochi periodi, ci è concesso di poter osservare le conseguenze delle scellerate scelte di governo neo-liberiste. Gli eventi di questi giorni sono un esempio da manuale: le scelte sbagliate dei privati producono una crisi ormai endemica, i governi, con la scusa della crisi provvedono alla privatizzazione dei beni comuni, che assicureranno altro profitto che assicurerà altra crisi.
In questo senso il «piano programmatico per la razionalizzazione» come viene chiamata la riforma della Gelmini rappresenta uno spaccato perfetto del sistema vigente. La controriforma Brunetta-Gelmini attuata, un giorno prima della chiusura delle camere, con la legge 133 prevede tagli per otto miliardi di euro all'istruzione, la conseguente riduzione del personale docente e amministrativo: i posti tagliati solo fra i maestri saranno 1.800, per rincarare la dose tornerà a regime introduzione il “maestro unico” con classi accorpate di più di venti bambini: le conseguenze sulla qualità dell'istruzione saranno, ovviamente, drammatiche.
Istituti professionali e tecnici vengono accorpati assieme riducendo le ore di lezione ed eliminando la sperimentazione.
Ma lo scempio non si ferma qui; alle misure strettamente economiche si accompagnano provvedimenti ideologici,razzisti, classisti e repressivi come l'abbassamento dell'obbligo scolastico dai 16 anni ai 14, il voto in condotta, rivenduto come improbabile argine al fenomeno del bullismo ma più probabilmente addestramento al conformismo, all'omertà ed al silenzio.
Tutto questo mentre l'industria dei finanziamenti alle "private" non conosce crisi: “buoni scuola” tasse regionali per il “diritto allo studio” rappresentano altrettanti regali alla solita lobby ciellina, nell'istruzione come nella sanità.
Ancor più tragica la situazione delle università e della ricerca; la riforma prevede tagli per quanto riguarda la già tragica situazione di assegni di ricerca e borse di dottorato, oltre a questo il blocco dei turnover in ragione di 5 a 1 per il personale docente ed in ragione di 10 a 1 per il personale amministrativo: in pratica per ogni 5/10 pensionamenti solo uno entrerà a ruolo per gli altri solo il limbo del precariato, a questo c'è da aggiungere l'ennesimo taglio ai finanziamenti anche per le attività didattico-amministrative.
In queste condizioni i bilanci delle università italiane sono condannati al fallimento nel giro di un anno.
Ma la professorina e il mezzo ministro hanno pensato anche a questo, infatti la ciliegina sulla torta sarà rappresentata dalla possibilità per le università, asfissiate dal debito, di trasformarsi in fondazioni private.
Questo apre una nuova stagione degli orrori, a partire dal saccheggio del patrimonio immobiliare, per arrivare alla soppressione di tutti quei corsi che non sono in grado di formare professionalità utili per un mercato del lavoro moribondo, passando dalle ingerenze dei privati nella didattica.
In poche parole con la riforma, il ministro Gelmini persevera nel percorso di aggressione all'istruzione pubblica a favore di un'idea di conoscenza al servizio del mercato e delle imprese, non più studenti ma "risorse umane" da addestrare ed ideologizzare a piacere in relazione alle necessità di un mercato che continua a far pagare ad altri i suoi fallimenti.

da http://lombardia.indymedia.org
e vedi anche "l'ira dei ragazzi miti"


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martedì 21 ottobre 2008

Il tornello

domenica 12 ottobre 2008

On The Road!


È arrivata anche il resto della mia famigliola qui e, affetto e piacere a parte, non so più a che santo votarmi. Qui è tempo di esami, tests e io ne ho corretti 90 e ne restano altri 24. Come se non bastasse mi hanno anche fatto il culo perché ho messo un esame il giorno del capodanno ebraico (Yom Kippur), festa molto sentita in questa comunità. Intanto vi posto un'altra facezia (mica tanto, vista la fatica che ho fatto per prenderla), di cui vado molto fiero. Mi è costata in tutto un paio di settimane di lavoro e 28 dollari, e mi viene un po' da ridere (e da piangere) se penso che per la traduzione giurata in inglese di quella italiana me ne avevano chiesto 150 (Euri).
Chi me l'avrebbe mai detto, dalle strade di San Piero a Grado a quelle di Long Branch, città natale di Bruce Sprengsteen?
Ho solo occultato alcuni dati perché non vorrei che qualcuno la usasse per falsificare i propri documenti la prossima volta che decide di andarsi a schiantare da qualche altra parte degli USA. Gli tornerebbe anche non troppo male perché la faccia da arabo credo di averla (soprattutto se abbronzato). E forse anche un po' il cuore.
Bona a tutti!

martedì 7 ottobre 2008

Crisi delle borse

venerdì 3 ottobre 2008

parliamo di noi?

Mea culpa per il lungo periodo di assenza dal blog. non riuscivo più ad aprirlo. mea culpa anche per il ritardo con cui ho deciso di ri-aprirlo ma ho avuto i miei soliti impegni. ho comunque letto gli ultimi dibattiti e li ho trovati interessanti.
ma, fine dei mea culpa e attacchiamo con l'argomento della settimana:
la lazio capolista!
erano anni che non mi svegliavo con la lazio in testa ed ora che questo capita di nuovo non posso che esserne felice. naturalmente so che il sogno non potrà durare a lungo ma di questo non mi preoccupo: non sono tifoso della lazio perchè vince, sono tifoso della lazio perchè c'è.
ero a roma per lazio-fiorentina, andrò a bologna, firenze e milano e di nuovo a roma (anche perchè ho trovato finalmente il modo di non pagare i biglietti per la tribuna d'onore dell'olimpico, matte sveglia perchè alla prima occasione ti voglio con me allo stadio) perchè quest'anno sento un vento nuovo, un vento che potrebbe spingere l'aquila a soddisfazioni importanti.
parlare di me e delle mie cose non mi è congeniale, ma parlare della lazio è liberatorio.
ogni anno che passa invecchio con le mie passioni. il calcio mi piace sempre meno. la lazio si piazza al dodicesimo posto e penso... ma si, basta, ho 40 anni e sto ancora a fare il tifoso. poi, mi risveglia dal torpore l'urlo bestiale e come al solito esagerato del popolo biancoceleste al gol contro la fiorentina e penso che vorrei stare sempre qui e che la passione, non l'amore, è ritornato.
tutti quelli che mi conoscono da un giorno o da una vita possono ignorare la mia età, il mio stato civile, il mio lavoro, la mia convinzione politica ma conoscono tutti e perfettamente la mia passione e nella conversazione o nello scambio di una battuta ci scappa sempre: allora, sta lazio?comprendo che al mondo di questo blog (ahimè confinato a soltanto tre interlocutori) di tutto questo importa poco ma... ormai sto scrivendo.
sono vent'anni che tento di dare una risposta sincera a me stesso nel momento in cui mi viene rivolta la solita domanda: la lazio? perchè?
giorgio chinaglia diceva: la lazio è una cosa mia. la lazio sono io.
paolo di canio diceva: la lazio non è una squadra di calcio, è uno stile di vita.
per chi non conosce la storia biancoceleste:
chinaglia sta alla lazio come garibaldi all'italia. è il generale, il condottiero, l'eroe.
di canio è più semplicemente il capo degli ultras prestato al campo e vestito da calciatore.
io dico che c'entrano tante cose ma la risposta non la so dare.
so soltanto che se dopo tanti anni mi capita ancora di svegliarmi con la lazio piantata nella testa vuol dire che qualcosa è, che qualcosa c'è.
e se tra altri venti anni vi incontrassi (come spero) alla cena di classe e alla domanda: allora, sta lazio? restassi neutro come il risotto di mare nel piatto, allora vorrà dire che il vostro vecchio compagno di classe non abita più qui, che vi guarda dall'alto e chi vi aspetta con tutta la pazienza dovuta ai vecchi amici.

giovedì 2 ottobre 2008

Pop Porno

Dedicato a Mara Carfagna
che mi sembra un ministro un po' porno...

Sono quasi le 3 e lei nel sogno appare e mi dice:

"Tu sei cattivo con me
perché
ti svegli alle tre
per guardare quei film un po’ porno..."

(vai a POP PORNO)

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