giovedì 30 ottobre 2008

La scuola degli anni '50


Caro Cristiano, hai ragione: effettivamente la risposta che ti è stata data (se te ne è stata data alcuna) è piuttosto sbrigativa. Io credo che il tema "soldi", ovvero costi rappresentati dalla scuola come dal resto dei servizi sia un tema centrale. Come lo sia quello di restituire autorità alla scuola, anche attraverso i grembiulini (che io non disprezzo affatto). Il problema è che qui apertamente si vuole risparmiare e tagliare, travestendo il tutto da ritorno al buon tempo antico. Bada bene, questa è una tendenza che è vecchia quanto l'uomo stesso: quando ci si trova ad affrontare un presente che è arido e nemico, la mente e il cuore vanno sempre verso "l'eterno ieri", in cui le cose andavano meglio. Anche con questa tendenza non sono affatto in contrasto: a me gli occhi diventano sempre lucidi di fronte a qualsiasi frammento dell'Italia in "bianco e nero", così come ci viene, ad esempio, presentata dalla grande commedia all'italiana. E so che condividi questa passione con me.
Ma credo che il punto adesso sia un altro. Siamo veramente al "Mulino Bianco" neoliberista: nel senso che si accosta un banale taglio di bilancio, ispirato alla filosofia economica (il neoliberismo monetarista) che si è inabissata nelle recenti vicende di Wall Street, (io credo definitivamente, leggere un popolare magazine economico americano per credere: http://www.businessweek.com/magazine/toc/08_43/B4105magazine.htm)
alla foto in bianco e nero della buona scuola di una volta. Il ministro Gelmini in un momento di delirio di onnipotenza (ebrezza alcolica?) si è addirittura paragonata ad Obama! Proprio quando Michelle Obama, moglie del futuro (lo dico con i codiddetti in mano) presidente degli Stati Uniti esordiva ad ogni comizio (dico: ogni) dicendo: "io non sarei stata qui senza la scuola pubblica che c'era all'angolo della periferia di Chicago dove la mia famiglia viveva!". Un punto fondamentale della campagna presidenziale qui è la consapevolezza che il modello disimpegno dello Stato nell'istruzione è clamorosamente fallito.
Quanto avviene adesso in Italia è a mio avviso è inaccettabile. E lo era anche per quelli che vivevano prima del mitico '64 che tu affermi essere uno spartiacque nella storia (della decadenza) dell'educazione italiana: per questo voglio riportare qui (rischiando di farla troppo lunga, lo so) una testimonianza di Pietro Calamandrei, professore e politico antifascista del Partito d'Azione, pronunciata al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), a Roma, l'11 febbraio 1950.


Pietro Calamandrei
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

4 commenti:

Naji ha detto...

Avevo letto un accenno di questo discorso su Repubblica, grazie per averlo riportato integralmente.

matte ha detto...

Si, grazie Vince, non riuscivo a prendere sonno......
matedormiente

Naji ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Naji ha detto...

Della riforma Gelmini ha parlato molto bene perfino Licio Gelli,
nel suo nuovo programma per Odeon TV. (non è uno scherzo!!)