lunedì 25 febbraio 2008
That's amore!
Salve a tutti. È tempo che effettivamente riprenda ad ammorbarvi con qualche impressione di soggiorno americano. Altrimenti sento di tradire la mia "mission" (come aveva osservato tempo fa il Ghila) e, non da ultimo, faccio preoccupare Valeria sul mio stato psicofisico. Devo dire anche che trovare il tempo di scrivere qualche riga è una cosa che oggettivamente mi rilassa – cosa di cui sento effettivamente il bisogno negli ultimi tempi. La sensazione – non lo dico per retorica, ma perché lo sento davvero – è quella di fermarsi a prendere un aperitivo tra amici per fare quattro chiacchiere dopo una giornata di lavoro. Gli ultimi tempi sono stati un po' stressanti (anche perché a me basta poco): qui siamo già a metà semestre e si affaccia la necessità di preparare i primi esami scritti per gli studenti, i quali, va detto, non sono assolutamente dei soggetti facili. Oggi pomeriggio in ufficio ho assistito indirettamente (perché avveniva nella stanza accanto alla mia) ad una scenata di una studentessa che si lamentava di essere stata bistrattata all'esame. La cosa divertente è che all'inizio, orecchiando distrattamente la conversazione, mi ero formato inconsciamente l'idea che a giudicare dal tono di voce preciso, perentorio, accusatorio della ragazza, cui seguivano dei farfugliamenti difensivi dell'uomo, lei fosse la professoressa e lui lo studente fannullone. In realtà era esattamente il contrario: la ragazza stava semplicemente rinfacciando all'uomo di non capire una mazza di quello che andava insegnando e pertanto di non avere i titoli per giudicarla. Questo tanto per dare un'idea di quali sono i rapporti di forza tra le due categorie.
Ma degli studenti americani vi parlerò più dettagliatamente in seguito, magari quando comincerò ad avere i primi risultati.
Non è di questo che volevo raccontarvi. Come forse tutti avrete riconosciuto, le parole dal titolo richiamano i versi di una celebre canzone cantata da Dean Martin, che ha avuto la sfortuna – al pari di altre musiche celebri – di finire sulle scatole dei surgelati "That's amore" (Findus), i quali non del tutto a caso sono principalmente a base di legumi (una strofa assolutamente geniale della canzone fa "when the stars make you drool just like pasta e fasul"). Più degnamente, essa ha fatto da colonna sonora ad un bellissimo film degli anni ottanta, "Stregata dalla luna", con Cher e Nicolas Cage, interpreti di una strampalata ma irresistibile saga romantico/familiare italoamericana.
Quel che colpisce di questa canzone dalla melodia mediterranea e partenopea è proprio la naturalità con cui le parole italiane (e del dialetto napoletano in particolare) spuntano quà e la nel testo inglese, formando una miscela armonica e irresistibile. È proprio questo una delle cose che mi hanno colpito maggiormente della mia permanenza fin qui nella Est Coast: la quantità (e la qualità) degli italoamericani che sono presenti in queste terre!! Rosellina che incontro periodicamente alla Bank of America quando vado a versare i soldini dello stipendio, siciliana, giunta qui da piccolissima; Carmine, mitico autista di Sala Consilina (provincia di Salerno, paisà!) che guida sulla linea di autobus che raggiunge il cuore della grande mela; Angelo, elettricista tuttofare della Residence studentesca dove abito ("Vincè, ma che ti serva una macchina?"); Eva, anche lei dalla campania che fino ad ora non mi ha ancora fatto pagare il caffé al bar del campus, e molti altri ancora, fino ad arrivare a Nicola (Nick), responsabile amministrativo del residence, abruzzese, e più specificatamente del paese di Fraino. È stato lui che una settimana fa mi ha regalato sicuramente l'esperienza umana più bella e significativa, invitandomi alla serata di gala ("dinner dance" si dice da queste parti) della società frainese di mutuo soccorso di cui lui fa parte. Si avete udito bene: società di mutuo soccorso, quelle che i primi immigranti creavano per sopravvivere e farsi forza in queste terre ostili e sconosciute. Ora, io quello che non mi sarei aspettato, essendo l'associazione di un paese che è sicuramente piccolo e soprattutto, dopo tanti anni dalla sua fondazione, è di ritrovarmi ad una serata di gala di circa quattrocento persone, in una villa ristorante smisurata, con tanto di palco e bandiere americana e italiana, stemma dell'associazione, palloncini tricolore ad ogni tavolo, e molto altro ancora che non vi potere nemmeno immaginare. Ora, il bello è arrivato al clou della serata, quando dopo il discorso del fondatore della società, la benedizione del parroco e due parole di introduzione di Nick, è stato annunciato l'ospite d'onore della serata: il prof. Vincenzo Mele da Pisa. Aaargh! Preso forza e coraggio ho tenuto un brevissimo discorso (in inglese, deludendo i più, ansiosi di ascoltare il patrio idioma) in cui mi dichiaravo entusiasta di trovarmi immerso in quell'atmosfera di comunità e solidarietà. Il bello è che – a parte una certa enfasi alcolica sui sentimenti – era assolutamente vero. Questa è l'esperienza indubbiamente e inaspettatamente più intensa che ho provato finora stando qui: non solo e non tanto la quantità di italoamericani che si trovano da queste parti, ma il loro calore, la loro umanità che, sia pure in veste un po' kitsch e retrò, ci parla di un paese di altri tempi.
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18 commenti:
C'era topa al galà? Mi sa di no, non ne hai fatto il minimo accenno.
matetoposo
Vince, gli studenti vanno addomesticati! Tra una cosa e l'altra non ce l'ho fatta a leggere tutto il post, voglio leggermelo con calma più tardi, nell'ora di pausa.
A dopo.
Per Paolo. Si, c'era, ma era topa rigorosamente sposata, con prole e marito con gessato, sigaro e ampia circonferenza toracica... non so se mi spiego!
Per Valeria. Si, si fa presto a parlà: ti ci farei venì te...
Vabbè, allora è come se non ci fosse stata, mafia docet, era meglio se andavi al supper club, lì pullula (occhio che certe sere sono dedicate agli uominisessuali).
mateetam
Bella e interesante pagina di vita italoamericana. Scontrarsi con questa realtà, che tanti film hanno provato a raccontare, deve essere stata una esperienza istruttiva ed emotivamente coinvolgente.
nooooooo ma questo è bellissimo.
vince mi sembri albertone quando va in america insieme a vittorio de sica in quel film... non mi ricordo. avrei voluto essere li quando ti hanno chiamato. senza tante cazzate io credo, o per lo meno spero, che veramente ti abbia un po' scaldato il cuore quella atmosfera (kitsch va bene, retrò anche) ma davvero that's amore!!!
bene, son contento, aggiornami.
nota per il capoccia del blogghe:
non riesco più a scrivere post.
non che sia un affare di stato ma avevo un paio di cose da dire e per il momento non lo posso fare...
lo farò.
invito poi chi ne ha voglia su scacchisti. it (paolomalva)
sono inoltre leggermente (non è ironia, non porto mai rancore) dispiaciuto che il barta non abbia risposto al mio invito.
saluto inoltre tutti gli altri e visto che come al solito c'ho un ginocchio rotto e non posso andà a gioà ar pallone. stasera poker.
se vedemo
Caro Ghila, credimi mi ha scaldato eccome. Pensa che ho cantato – ero davanti al palco, non potevo fare altrimenti, anche volendo – anche l'inno con la mano sul cuore!! E tutta la sala ha fatto lo stesso in piedi. Pensa che – come mi ha detto un altro informatore Vincenzo F. di Agrigento, testé incontrato per il caffè da Eva – quella di Fraine è una delle comunità più numerose. Sono più quelli qui che quelli che sono rimasti al paese! Pazzesco. Vincenzo mi ha anche detto che anche Molfetta è una comunità potente nel New Jersey.
Io trovo tutto questo francamente meraviglioso. Vi racconterò ancora di questa realtà e ti dirò di più: se riuscissi a trovare i soldi (i finanziamenti) mi piacerebbe anche raccontarla in un libro. È la stessa gioia che si prova entrando in una vecchia soffitta piena di cose che non si vedevano più da tanto, che ti parlano del tempo che fu. La cosa ancora più straordinaria è che questa identità non è rimasta immobile, ferma, ma ha interagito con la realtà americana. Infatti alla cena c'erano vecchi che erano venuti come lavapiatti, muratori, ma adesso hanno conquistato il benessere e i loro figli sono assolutamente naturalizzati americani, anzi: non fanno più come i loro padri che si cambiavano il cognome per non essere scambiati per immigrati, ma sono fieri della loro italianità, che è alla moda (ethnic chic, si direbbe).
Ma tutto questo è troppo: ve lo racconterò in un nuovo post.
Un abbraccio.
PS
Ma non puoi scrivere post per motivi tecnici o personali?
PS2
Forse il Barta si è sentito preso per il culo... So che non era tua intenzione, ma talvolta i post come le mails e questa comunicazione scritta estemporanea, non riesce a tradurre bene i sentimenti producendo parecchi equivoci. Non a caso hanno inventato gli emoticons e tutte queste altre cazzatine del tipo ;):) ecc.
Tranquillo Vince, ho risolto il problema del Ghigoli (era anche il mio) e gli ho dato le istruzioni per mail, il problema era ovviamente nè tecnico, nè personale, è che siamo dù ciui, lui più di me.
mateduro
PS: se il Barta s'è offeso, prenda la parte offesa e se la ficchi ner cu......, come si dice dalle mì parti.
Il Barta non si può essere offeso, non è da lui.
Scusa Matte, ho riletto il tuo commento....te che mi hai scritto un solo post, stai dando istruzioni a Cristiano? Mah, speriamo di due farne almeno uno.....scherzo, ho molta fiducia.
e ritornando al post su Fabio, volevo tranquillizzare il Ghila, a me non era proprio parsa una presa di culo.
Ragazzi, come mi mancate... Soprattutto a partire dalle sette la sera, quando da voi è l'una, e allora sono sicuro che praticamente nessuno risponderà a nessuna delle mie cazzate in nessuna forma (commenti, post, mail, sms, ecc.) fino al giorno dopo. In compenso godo la mattina, che mi sveglio alle vostre 14, e mentre sorseggio il caffé - nei giorni in cui non ho lezione – mi godo ben sei ore della vostra produttività blogghistica. È proprio vero: la vita è fatta a fusi orari.
Ebbene si, Valeria, il paradosso è proprio questo, do le istruzioni a Cristiano per una cosa che io non faccio, sò soddisfazioni pesanti.....
mateistruttore
E menomale im malinconico ero io......................ma andate in ...............
Ah ah ah, lo dicevo io che Massi è permalosone.
mategenio
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