mercoledì 5 novembre 2008

Il figlio degli schiavi


Quando vedrete questo post, conoscerete già tutti il risultato delle elezioni. Io lo ho saputo prima di voi, ma mi sono dovuto tenere il risultato nel cuore, per così dire, in quanto non avevo accesso ad internet. In realta' non avevo nemmeno accesso alla televisione, in quanto abbiamo deciso di non fare l'abbonamento alla tv via cavo, essendo piuttosto costoso. Tuttavia ieri verso le otto e un quarto non ho resistito: sono uscito a comprare l'antenna! Ho pensato: non posso perdermi questa notte storica. E' così è stato: alle 11 spaccate ora della costa est (le 10 a Chicago, dove si trovava la nuova "first family", le 9 di sera a Memphis in Arizona, dove era McCain) si e' avuta la certezza definitiva: Barack Obama sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti.
Che dire? Molto e' stato detto, molto ancora si dirà. Gasparri pare si sia gia' espresso. La sensazione che ho avuto da qui è che questa vittoria era nell'aria, come il profumo della legna in autunno e quello dei fiori in primavera. Non posso certo dire di avere il polso della nazione (ho messo piede in appena due stati su 50 dell'Unione e per giunta stati storicamente "blu', ovvero democratici), ma a giudicare dal numero degli adesivi antiguerra attaccati vicino ai semafori, dalla sofferenza unita al desiderio di cambiamento espresso da tutte le persone con cui ho parlato, l'impressione era davvero di trovarsi di fronte ad un fenomeno "naturale": un invevitabile, inesorabile cambiamento di stagione.
Ieri sera non ho saputo trattenermi di fronte alle immagini dei "neri" festanti ad Harlem, davanti alle lacrime delle vecchiette afroamericane, molte delle quali da piccole non potevano neanche frequentare le stesse scuole dei bianchi. Quando la coloratissima, nuova "first family" e' salita sul palco di Chicago a salutare una folla sterminata, con le urla e le manifestazioni di gioia salivano al cielo, sembrava quasi di assistere alla più mielosa delle pubblicità di Benetton.
Esiste un'America che è impossibile non odiare: quella dell'imperialismo, della Baia dei Porci, del finanziamento ai Contras, dell'inutile massacro iracheno e di una serie lunghissima di porcate internazionali. E' la nazione dove ogni cittadino consuma più risorse naturali di cinque cinesi o dieci indiani messi assieme, dove trentotto milioni di persone non hanno l'assistenza sanitaria e una persona su cento si trova in prigione, come neanche a Cuba e in Iran. E' la presunta civiltà superiore che ha imposto al mondo intero il suo modello economico, con il titolo di Max Weber come etichetta: L'etica protestante e lo spirito del capitalismo. Salvo scoprire che l'etica protestante non vale per l'establishment di Wall Street, la razza predatrice al di sopra di tutte le regole. Ma e' anche il paese che possiede una carica vitale sconosciuta dalla maggior parte delle nazioni del mondo. Dove in maniera assolutamente inedita rispetto a gran parte dell'Europa e soprattutto alla stantia "gerontocrazia" (e "mignottocrazia", concedo) italiana, un giovanotto che e' nato appena nove anni prima di noi e che sembrava il fratello maggiore di Arnold è salito all'ufficio più elevato del paese.
Questa odiosa nazione ha mandato alla Casa Bianca il nipote di un capraio africano, la cui nonna paterna vive in un villaggio del Kenya e il fratellastro in una baraccopoli di Nairobi. In mezzo alla tempesta, nell'ora più buia, mentre le classi dirigenti del mondo intero brancolano alla ricerca di una soluzione alla grande crisi, gli Stati Uniti hanno avuto lo scatto decisivo, il coraggio di uno strappo inaudito: generazionale, culturale, etnico. Allora si scopre di nuovo l'America che ci è essenziale: l'America che non si può non amare.

15 commenti:

matte ha detto...

Sai cosa ti dico, Vincè (non te n'avè a male, eh?), m'importa una sega dell'ameriàni e der sù presidente, ner bene e ner male. Mi auguro comunque che obama "facci" un bel pò di cosine fatte bene anche all'estero ortre che ner sù paese, per esempio inquinà di meno e fà meno guerre, ma ci credo pòo. Staremo a vedè, in ogni caso, io di base sono ottimista e tale rimango.
mateammeregano
PS: arnold si scrive senza h, 'gnurant. E non t'ammazzà di seghe con i pornazzi via cavo, vecchio porcellone........

vinmele ha detto...

Grazie per la correzione di bozze: ho già provveduto. Ma non so se sono stato chiaro: ho solo l'antenna, la tv via cavo non c'è l'ho.

cecconetzer ha detto...

beh, complimenti ad obama. era anche il mio candidato. e complimenti per il pezzo. stavolta sono d'accordo proprio su tutto.

Tina Malvaldi ha detto...

la prima pagina del manifesto di oggi, mele. devi mettere quella sul blog...

Naji ha detto...

Di solito gli States catturano la mia attenzione per notizie molto brutte e per la loro classe dirigente molto negativa;
stavolta però non ho potuto trattenere l'entusiasmo per la vittoria di questo uomo che sembra per le sue idèe l'erede di personaggi come Bob Kennedy e M.L. King; non credo che un uomo solo possa cambiare un intero paese e le sue ingiustizie, ma quelli che ho appena nominato erano uomini con un grande seguito di persone; anche B. Obama ha avuto un enorme consenso: quelle persone che lo hanno votato e le loro idèe possono cambiare molte cose nella storia degli Stati Uniti e del mondo.

vinmele ha detto...

Anch'io sono d'accordo con te, Michele. Come diceva un mio amico, in quello che hai detto "non ci passa un filo di vento".

matte ha detto...

Certo che però negli ultimi tempi ner brogghe si parla solo di politìa, 'un se ne pole più (come la vignetta messa da Vincè mesi fa). Ma un pò di sana topa? O moto? O macchine? O materie tennìe (o al limite anco umanitarie)? Sport? Animali (non noi, quelli veri)? Firmi ar cinema o vecchi? Le care vecchie cazzate che si facevano ar liceo (ce c'è milioni)? Mah........
matepepplesso (detto all'abatantuono)

Naji ha detto...

E' un periodo molto particolare della storia degli Stati Uniti e quindi del mondo occidentale, ma il titolone di Repubblica mi sembra un po' eccessivo: "il mondo è cambiato".

Naji ha detto...

Se il mondo cambiasse veramente ci vorrebbe una più equa distribuzione della topa, sei d'accordo Matte?

vinmele ha detto...

Si, forse il titolo di Repubblica e' un po' enfatico. E' chiaro che il famoso peruviano che svuota i cestini all'universita' (quella dove non lavoro piu') i cestini li svuota lo stesso. Pero' e' vero anche che la politica si fonda su cose concrete ma anche su simboli e speranze. E allora, in una fase come questa, di forte contrapposizione etnica e religiosa, vedere un paese africano (e in larga parte mussulmano) che proclama festa nazionale per l'elezione di un presidente degli Stati Uniti, beh, fa un certo effetto. Sopratutto se si considera che percezione si aveva nel mondo degli Stati Uniti negli ultimi tempi: di un paese aggressivo, imperiale, forte con i deboli e debole con i forti (protocollo di Kyoto).
Adesso (e speriamo in tutti i sensi) il clima e' cambiato.

vinmele ha detto...

E' interessante la dialettica che ho con il Matte: normalmente io scrivo e lui dice che gli importa una sega. "Bel collegament" diceva quel tale dei bronkovitz (se non erro).

matte ha detto...

Vince, è una vita che si fa così noi due, te serio e scrittore, io cazzaro bambinone da sempre e "zanzara", la coppia (di comici.......) perfetta.
mateduo
PS: e poi se non ci fossi io a sdrammatizzare questo blog, la gente si spaventerebbe, sembra una lunghissima puntata di tribuna politica.

vinmele ha detto...

Gente? Quale gente?

matte ha detto...

Touchè, come direbbero i francesi. Anche se in realtà mi riferivo a chi, navigatore della rete, eventualmente passasse di qui per caso e leggesse questo infinito cumulo di noiosissime strunzate.
mateincompreso

vinmele ha detto...

Grazie ancora per i complimenti al Blog.